Le associazioni promotrici

A.R.O.P. ODV

AROP – Associazione Riminese di Oncoematologia Pediatrica e l’Associazione Rimini Sparita APS sono attivamente impegnate e radicate da anni, in ambiti e contesti evidentemente differenti, nella comunità locale. 

A.R.O.P. è una organizzazione di volontariato fondata e gestita da genitori e volontari, per sostenere il bambino affetto da malattie oncoematologiche, con l’obiettivo prioritario di migliorare la qualità dei percorsi terapeutici che coinvolgono i piccoli pazienti e le loro famiglie.

Dai dati AIRTUM (Associazione Italiana Registro Tumori) si evince che il tasso di incidenza dei tumori maligni nell’età pediatrica (per milione) nei bambini di età compresa tra 0-14 anni, è pari a 175 nuovi casi/anno.

In Italia quindi, il numero atteso è di circa 1400-1500 casi, mentre solo nella provincia di Rimini di 7-8 diagnosi, un numero che aggiunto alla casistica regionale ha portato nel 2015 circa 30 nuovi casi.

Nel 1996, presso l’Ospedale Infermi di Rimini, viene istituito un Servizio di Oncoematologia Pediatrica che, grazie all’importante e documentata attività svolta negli ultimi anni e guidata sin dalla sua nascita dal Prof. Vico Vecchi, ha ricevuto il riconoscimento regionale e nazionale come centro oncoematologico di eccellenza affiliato all’Associazione Italiana di Ematologia Oncologia Pediatrica (AIEOP).

L’impegno principale di A.R.O.P. è diretto a realizzare il progetto guarigione globale (biologica-psicologica-sociale) caratterizzato, dopo la sospensione delle cure, da un fattivo contributo per l’inserimento nel mondo della scuola, del lavoro e della società, che parte già dal periodo di degenza in ospedale con progetti specifici.

Rimini Sparita APS

Il 16 luglio 1942 quasi 13mila ebrei – donne e bambini compresi – vengono rastrellati a Parigi in sole 48 ore e rinchiusi nel Velodromo d’Inverno, in quello che verrà tragicamente ricordato come “Rafle du Vél’ d’Hiv” (il Rastrellamento) . Di questo episodio, uno dei più drammatici del Novecento francese, rimarranno pochi testimoni (800 persone, solo adulte) e nessuna fotografia, se si esclude un’istantanea dei bus utilizzati per il trasporto dei prigionieri scattata clandestinamente da un cittadino. Sottolineo: nessuna fotografia.

In una quotidianità permeata dalle immagini, in cui il flusso digitale scandisce le attività personali, professionali e informative di ognuno, su cui si basa ormai il nostro libero arbitrio e la formazione dell’opinione pubblica, appare inconcepibile l’esistenza di un fatto storico nonostante l’assenza di documentazione visiva; documentazione, però, che in epoche passate, laddove le attrezzature e i materiali costituivano dotazione elitaria perché costosa e appannaggio di pochi abbienti e competenti, ci è pervenuta e perviene progressivamente sempre più rarefatta nello spingerci a testimoniare contesti remoti nel tempo.

Da questa constatazione e dalla volontà di parlare un linguaggio visivo adeguato alle nuove generazioni che, appunto, formano loro stesse attraverso il flusso fotografico, nasce l’Associazione “Rimini Sparita”, Associazione di Promozione Sociale dedicata alla scoperta e alla narrazione delle trasformazioni urbanistiche, culturali, sociali ed economiche di un territorio soprattutto attraverso le immagini, affinché siano immediatamente fruibili e condivisibili dai più giovani secondo le dinamiche contemporanee di comprensione e divulgazione.

Un ritorno alla fotografia, quindi, come pura testimonianza storica e come realtà fattuale al di là delle narrazioni testuali, delle opinioni soggettive e delle interpretazioni dialettiche, tornando al pregio incorruttibile delle immagini che restano, per superare la convenzione delle fotografie “da social network”… che passano in un batter di streaming e rivalutare, con la forza del soggetto e l’unicità irripetibile del contesto, il valore di uno scatto.“Rimini Sparita”, nata per gioco tra alcune persone accomunate dalla sola passione, in pi di dieci anni di attività ha ormai raccolto circa 260mila immagini (scattate tra il 1875 e il 2010), contestualizzate specificatamente nel territorio romagnolo, sì provinciale dal punto di vista dimensionale e culturale, ma piuttosto importante – anche a livello europeo – per il ruolo assunto nel turismo di massa e nell’industria del divertimento (leggi divertimentificio) nazionale tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento.

Rimini come monumento al pop(olare), realizzato attraverso una narrazione prettamente visiva in cui le cartoline, la foto ricordo e il manifesto hanno costituito l’ossatura di un racconto lungo un secolo. Da souvenir a testimonianza.

Un patrimonio iconografico che “Rimini Sparita” cerca tuttora di rintracciare costantemente in archivi pubblici e privati, altrettanto sconfinati, spesso privi di valorizzazione e doverosa premura nella conservazione: è infatti drammaticamente frequente il reperimento di materiale irreversibilmente degradato (e mai digitalizzato) sia in cassetti e bauli di comuni cittadini, sia – purtroppo e incredibilmente – in fondi fotografici ufficiali e, presumibilmente, strutturati dalle pubbliche istituzioni precluse all’intervento (volontario e gratuito) di associazioni private come la nostra; materiale di cui, presto, si perderà definitivamente lo status qualitativo e, con esso, la descrizione di un’intera epoca.